
Nei nostri articoli parliamo spesso di adolescenza ma…cosa succede prima?
Non è che da un giorno all’altro tuo figlio non è più un bambino e diventa adolescente, e poi adulto.
Tra queste 3 fasi ci sono molte aree intermedie, e una di queste è la preadolescenza.
La preadolescenza è quella fase che si colloca tra gli 11 e i 14 anni, fase in cui i bambini non sono più bambini…ma non sono ancora adolescenti.
E’ qui che avvengono i primi cambiamenti a livello fisico: il corpo del bambino si trasforma fino ad acquisire sempre più le sembianze adulte.
Questi cambiamenti però non avvengono puntuali come un orologio svizzero. Ognuno ha il suo tempo: c’è chi inizia prima e chi un po’ dopo.
In questo articolo abbiamo parlato dei cambiamenti cerebrali che avvengono negli adolescenti, cioè quelli per cui praticamente da un giorno all’altro tuo figlio si mette a fare cose che non ha mai fatto prima, e tu non sei ancora tanto sicura di chi sia quel tizio che ha preso le sembianze della tua prole.
Ecco, in questo caso succede la stessa cosa ma con la differenza che non sei tu a chiederti chi è quello, ma è lui.
Insomma un po’ come guardarsi allo specchio al mattino e prendere paura da soli, via.
Questi cambiamenti mettono a dura prova i nostri ragazzi che devono familiarizzare con la loro nuova immagine corporea e imparare a gestirla.
Ma non parliamo dello sviluppo fisico, che è sotto gli occhi di tutti i genitori che hanno figli in questa fase di età; invece vorrei fare cenno alle trasformazioni che avvengono nelle loro menti.
Il cervello di un preadolescente è ancora immaturo, il che è perfettamente normale visto che lo sviluppo cerebrale terminerà intorno ai 20 anni.
Ma c’è una cosa a cui è bene prestare attenzione: la plasticità.
La plasticità (che non ha nulla a che fare con la plastica) è la capacità del nostro cervello di strutturare e formare nuove reti neuronali, o di modificare quelle già esistenti in base all’esperienza.
Insomma è quella cosa che ci ha permesso di adattarci continuamente per poter sopravvivere nell’arco di tutti questi milioni di anni.
È una caratteristica che ci accompagna per tutta la vita, ma che è particolarmente importante in questa fascia di età: infatti, per quanto sia fondamentale per la nostra sopravvivenza, può anche rendere i ragazzi più vulnerabili e spingerli verso comportamenti pericolosi.
In che modo?
Beh, devi sapere che la maturazione a livello cerebrale non corrisponde ad un aumento del numero dei neuroni (che anzi, pare smettano di aumentare proprio nel periodo della preadolescenza), ma ad moltiplicarsi dei collegamenti tra di essi, ossia ad un aumento delle sinapsi.
Cosa succede nella mente di un preadolescente
Facciamo due conti: mediamente in un cervello umano ci sono circa 86 miliardi di neuroni che ci accompagnano per tutta la vita.
Ogni neurone però può collegarsi con migliaia di altri neuroni adiacenti, e quei collegamenti prendono il nome di sinapsi.
E’ stato stimato che un cervello può avere anche più di 150 mila miliardi di sinapsi (che onestamente non so neanche come si scriva).
Per dire, se mettessimo insieme l’infinitesimamente minuscolo spazio occupato da ogni sinapsi potresti arrivare sulla luna! ?
Già. Tanta roba per una massa gelatinosa di pochi centimetri eh?
E tutto questo vale anche per tuo figlio, naturalmente.
Ma non è tutto, perché questa è solo una delle tante meraviglie della mente.
Un altro cambiamento è dato dal processo di mielinizzazione (che non è quella cosa prodotta dalle api), che arriverà a completamento solo al termine dell’adolescenza. La mielina è una guaina che ricopre le fibre nervose, che è in grado di velocizzare la conduzione dello stimolo nervoso.
Più mielina c’è sulle fibre, migliore e più veloce è il segnale (che può arrivare anche all’incredibile velocità di 720km/h!!) e meno interferenza c’è.
Ma visto che non vogliamo semplificarci troppo la vita, nel cervello preadolescente il processo di mielinizzazione è ancora parziale.
Quindi è un po’ come avere un impianto elettrico con qualche cavo scoperto qua e là a rischio di cortocircuito, con aree di traffico che rallentano il segnale; tutto questo che si manifesta attraverso comportamenti imprevedibili, come ad esempio l’incapacità a controllare gli impulsi aggressivi o la difficoltà di regolazione emotiva.
E poi c’è la corteccia prefrontale (situata nella parte anteriore del lobo frontale) la quale è responsabile della gestione di funzioni fondamentali come: la regolazione delle emozioni, i processi decisionali, la pianificazione, l’organizzazione e le competenze pro-sociali.
Tutte funzioni utilissime, che però sono ancora quasi inesistenti in un cervello preadolescente, poiché la corteccia prefrontale arriva a maturazione intorno ai vent’anni.
Yuhuuu!!
L’immaturità di quest’area si traduce in un’incapacità di prevedere i rischi e di gestire e regolare gli impulsi aggressivi. Quindi nella testa dei nostri ragazzi è come se ci fosse un’iperattivazione della parte emotiva che li spinge alla ricerca di emozioni forti ed eccitanti.
A cosa serve questo viaggio nella mente di un preadolescente
Conoscere lo sviluppo cerebrale, permette ai genitori di comprendere meglio il figlio preadolescente, di rendersi conto che spesso a questa età i loro comportamenti sono dettati da un cervello ancora immaturo, non in grado di fargli prendere decisioni responsabili.
Ciò però non significa che dobbiamo giustificare ogni loro comportamento e restare in attesa che la preadolescenza passi.
Un atteggiamento educativo lassista, assente o troppo permissivo li porterebbe a pensare che nella vita hanno diritto a tutto, a inseguire il piacere e le emozioni senza subirne le conseguenze.
È importante invece allenarli a sopportare la fatica, a tollerare le frustrazioni e a fare i conti con i limiti.
Alla scuola media gli insegnanti iniziano a vedere gli alunni come soggetti autonomi e responsabili.
Per l’autonomia e la responsabilità è una fase molto delicata, infatti da una parte c’è (come dicevamo prima) un cervello ancora immaturo che non gli permette di fare scelte ben ponderate, dall’altra abbiamo detto che non sono più bambini, per tanto non si può continuare a trattarli come tali, sostituendosi a loro.
È giusto dargli la possibilità di iniziare a sperimentare e a sperimentarsi.
Fornire regole ben precise, dove possibile facendo leva sulle emozioni più che sulla ragione per i motivi che abbiamo detto sopra, gli permette di avere chiare aspettative educative, regole e limiti, utili a mantenere all’interno di confini protetti questa fase di esplorazione.
Questo può, ad esempio, valere anche per un orario di rientro, per il consumo di alcol e sigarette, ma anche per quanto riguarda l’uso della TV, del computer, del telefono e dei social, ecc.
Tutto con la finalità di fare in modo che possa sentirsi libero, imparando al contempo il giusto limite per tutto.
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